Ormai con Ryanair che collega direttamente Roma con Lipsia, andare in Sassonia e Turingia è quasi come voltare l'angolo. E così per Pasqua abbiamo rispolverato giacche, cappotti, guanti e sciarpe. Perché è vero che è aprile, ma in Germania abbiamo trovato anche una bella nevicata.
La prima tappa del nostro viaggio è Lipsia. Una città dove ha vissuto a lungo J.S. Bach, dove ha insegnato, scritto meraviglie e dove è sepolto. E dove è anche vissuto Goethe. per anni la città è stata, come tutta questa regione, parte integrante della ex DDR, la Repubblica Democratica Tedesca. Insomma la Germania Est. E nonostante tutto lo sforzo della ricostruzione post unitaria, veramente grandioso, qualche traccia ancora se ne vede, sopratutto nelle periferie fatte di palazzoni in stile edilizia popolare sovietica, restaurati e a volte ravvivati da scelte cromatiche che solo parzialmente ne rendono meno triste l'aspetto. Però il centro cittadino è rifiorito. Negozi d'arte, locali, edifici storici e porticati completamente restaurati rendono la città un luogo piacevole in cui passeggiare e ritemprarsi gli occhi.
Nella ThomasKirke (Chiesa di San Tommaso) c'è la tomba di Johann Sebastian Bach, sempre piena di fiori, e tutta la città risente di questa aria culturale. Qui dentro il venerdì santo abbiamo assistito all'esecuzione della Passione di Matteo, per doppio coro, organo, archi e fiati. Scritta da Bach ed eseguita per la prima volta l'11 aprile 1727 proprio qui. Due ore fuori dal tempo.
Sopra l'interno della chiesa, con la sua navata centrale, con l'organo ed il coro ligneo a balconata, posti sopra l'ingresso principale e dove durante l'esecuzione del concerto si sono posizionati l'orchestra ed i cori.
Sotto il frontale anteriore della chiesa circondata da bellissimi alberi completamente in fiore che contrastavano con la scura facciata gotica.
Poi una lunga visita al Museo delle Arti Figurative dove c'è tanto da vedere, e dove purtroppo non ho potuto ammirare "L'isola dei morti (in tedesco, Die Toteninsel)", nella sua quinta versione, del pittore simbolista svizzero Arnold Böcklin, che era in prestito presso un museo di Amsterdam.
Mi piace, ottime prospettive e dettagli interessanti!
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